Autrice AURORA CECCHINI
Sarò la donna che voglio è una femmina ribelle che dice quello che pensa. Lo dice alle donne e lo dice agli uomini.
Una volta le ragazze si preparavano la dote per andare spose. Riempivano quei bauli di foggia rigonfia con le rifiniture ottonate e l’interno foderato di carta a fiori delicati. Dentro, candide lenzuola di lino e verginali camiciole, con pizzi e merletti, da usare la prima notte di nozze. Il mattino dopo, quasi puntualmente, quelle preziose trine intrecciate con fili d’oro, d’argento o di seta, stropicciate e scomposte, avevano perso tutta la loro ingenuità cedendo l’appretto sotto le spinte affondate brutalmente dal rozzo a cui si erano legate a vita.
A lungo andare i bauli si erano svuotati dei sogni da due cuori e una capanna, di biancheria ormai lisa dai troppi lavaggi ai torrenti o alle fiumare, riempiendosi di delusioni e lacrime.
Il pensiero femminista, come le ragazze di quei tempi, ci aveva lasciato in dote pace, giustizia e libertà da usare per la felicità di tutte e tutti. Certe che ogni volta che avessimo aperto i nostri bauli sarebbero uscite le ricette di ogni rapporto perfetto, come farfalle in volo che elevano al cielo speranze e desideri. Poi, come al mattino dopo le nozze, il tempo e la storia si sono dati da fare per farci perdere ogni illusione riguardo alle battaglie combattute col sangue e alle conquiste raggiunte perfino con la morte. Insomma, quando pensavamo che il femminismo o lo sguardo inclusivo delle donne ci avrebbero salvate e salvati, eravamo fuori strada. I veri poteri sono ancora di esclusivo appannaggio maschile con spiccata personalità maschilista, tranne ancora troppo poche realtà fortunate.
E mentre credevamo che il peggiore di tutti i mali fosse il fatto che i maschi, troppo spesso sopravvalutati, discutessero e decidessero sul ciclo mestruale, sull’integrità dell’imene, aborto, gravidanza, parto e allattamento, ossia su tutti quei fenomeni che a loro per natura non appartengono, non ci accorgevamo di essere cascate con tutto il tacco dodici in uno spietato tranello universale.
Abbiamo finito col credere che siamo malate quando abbiamo le mestruazioni, che abbiamo il dovere di prendere una posizione e decidere se essere sante o puttane, che per sentirci complete dobbiamo assumere ogni giorno una dose di matrimonio, con conseguente sottomissione, e per essere realizzate condirlo con il desiderio irrinunciabile alla maternità.
Ed ecco la scelta coraggiosa del titolo come affermazione propositiva, incitamento a voler essere, ricerca della consapevolezza di sé e di quello che si desidera per noi stesse senza nulla togliere agli altri. Un arricchimento interiore che finisce per riflettersi all’esterno. Un’armonia tra il dentro e il fuori. Parole semplici e dirette che spingono a riflettere sulle dinamiche dei rapporti personali e interpersonali ma anche a trovare una quadra tra i nostri punti di vista e le contraffazioni della normalità che spesso, non solo ci mandano in confusione facendoci dubitare di noi stesse, ma c’inducono subdolamente a credere che siano giuste. Informazioni errate, che sostituiscono fatti reali, troppo spesso provocano comportamenti dannosi e atteggiamenti nocivi. Continui e aberranti bombardamenti mediatici accompagnati da condizionamenti esterni e ignoranza.
Il punto di partenza per spiegare la connessione tra il maschilismo e il femminicidio è la sopportazione femminile, bagaglio senza tempo, che impedisce una chiara visione delle dinamiche nocive del rapporto uomo-donna e sviluppa la sindrome della crocerossina.
Ma ora le donne si sono svegliate, non ci stanno più a sopportare, a stare zitte anche quando hanno ragione, a prendere le botte. Le donne parlano, si passano le informazioni l’una con l’altra, si proteggono e diventano complici. E quelle che non ce la fanno, e che cadono sotto la forza congenita del primitivo che usa ancora la clava per renderle mansuete, escono dalle tombe dissotterrandosi e mostrando unghie perfette e smalto semipermanente.
E non ce n’è per nessuno. Solo donne e uomini coraggiosi.
Aurora Cecchini
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